La Chiesa di San Giorgio in Lemine si trova nel territorio del comune di Almenno San Salvatore in provincia di Bergamo; si tratta di un edificio ecclesiale romanico a struttura basilicale a tre navate, risalente al XI-XII secolo, che si inserisce nel ciclo romanico tipico dell'arte bergamasca medievale.
Il territorio su cui è stata costruita la chiesa di san Giorgio faceva parte di un più vasto comprensorio geopolitico, Lemine, già abitato in epoca protostorica e assurto a particolare importanza con l'espansione romana. L'area di Lemine si allargava tra la sponda occidentale del fiume Brembo e quella orientale dell'Adda, comprendendo a nord la Valle Imagna e incuneandosi a sud verso l'attuale Brembate.
La conformazione orografica, la vicinanza del ponte erroneamente attribuito alla Regina Teodolinda da cui prese il nome, Ponte della Regina, l'adiacenza di una pianura fertile consentirono la presenza e lo sviluppo di un centro popolato anche dopo la caduta dell'Impero romano, le invasioni barbariche, gote, longobarde e la conquista franca.
La chiesa di San Giorgio, isolata nei campi, appare come una cattedrale senza la città, caratteristica che le conferisce il mistero e la sua poesia.
La sua struttura basilicale a tre navate e l'abside centrale sono alleggeriti da tre eleganti finestrelle a doppio sguancio che danno luce e contribuiscono con un chiarore tenue al gioco di ombre che la rende più misteriosa. Dalle finestre sulle pareti laterali piove una luce diafana appena sufficiente ad ammirare lo sviluppo degli affreschi che coprono le pareti.
La facciata esterna presenta una doppia coloritura dovuta ai diversi materiali usati nelle due fasi di costruzione dell'edificio: la parte inferiore in materiale lapideo più pregiato e più scuro, ben squadrato e ben definito e la parte superiore in materiale meno nobile, calcareo e di colore chiaro quasi bianco. L'abbinamento dei due colori, sicuramente non voluto ma necessitato, disposto in maniera occasionale, forse un unicum nell'architettura sacra, testimonia i due momenti costruttivi senza nulla togliere alla bellezza dell'edificio.
In asse sulla porta d'accesso è stata aperta, in tempi successivi, una finestra incorniciata in alto da un corso di mattoni rossi che crea una tricromia che movimenta la facciata. A quest'ultima era stato aggiunto nel XVIII secolo un piccolo portico a copertura dell'entrata che provvidenzialmente è stato eliminato all'inizio del Novecento.
In un’attenta
progettazione di adeguamento liturgico delle chiese bisogna tenere conto del
fatto che gli impianti si inseriscono come elementi di novità in un contesto
che non li prevedeva, ed è quindi necessario studiare con attenzione il loro
inserimento fisico, formale e funzionale nell’edificio in modo da soddisfare
alle esigenze delle celebrazioni che avvengano nella chiesa e a quella delle
opere in essa contenute.
Il progetto di illuminazione della chiesa di San Giorgio prevede l’installazione di luci a LED (Light Emitting Diode) lungo le navate laterali, posti in corrispondenza delle travi in legno e in prossimità della copertura, dalla quale scendono con passaggio delle tubazioni elettriche attraverso la stessa. L’operazione richiede la rimozione della linea di coppi che occupa la fascia di spazio sopra descritta, la posa delle tubazioni elettriche e di una scossalina metallica a chiusura e protezione della linea di coppi lungo la quale passa l’impianto, che risulta così protetto da possibili infiltrazioni.
La chiesa di
S.Giorgio presenta anche un intenso fenomeno di risalita capillare lungo le
murature perimetrali: a causa della capillarità, l'umidità risale dalle
fondamenta e si manifesta nella zona bassa delle murature. Il grado di risalita
dell'umidità dipende dalla presenza di acqua nel sottosuolo, dalla porosità e
capacità assorbente dei materiali da costruzione e dai fenomeni atmosferici e
stagionali, per cui l'altezza dell'umidità può aumentare nei mesi freddi o
piovosi, a causa della mancata evaporazione. Questo è un fenomeno tanto
frequente, quanto dannoso, per la salute, per la struttura, per la dispersione
termica. Si rende quindi necessario un intervento mirato a deumidificare le
murature.
La tecnologia Domodry® rappresenta un’applicazione derivata da studi sperimentali condotti, nel campo delle nano-tecnologie, da Università ed Enti di ricerca internazionali a partire dalla fine degli anni ’90. Il principio scientifico utilizzato da Domodry® per contrastare il fenomeno della risalita capillare si basa sull’applicazione di particolari
fenomeni fisici denominati dagli addetti ai lavori con i termini “elettro-capillarità”ed “electrowetting”. In base ai suddetti studi sperimentali risulta possibile, mediante
l’applicazione di un potenziale elettrico esterno, indurre variazioni nella distribuzione delle cariche elettriche all’interfaccia tra un liquido conduttore (ad es. una soluzione acquosa salina) e una superficie solida (ad es. una parete interna di un micro-capillare), effetto che dal punto di vista fi sico si traduce nella variazione della tensione superficiale – ovvero dell’angolo di contatto – all’interfaccia tra il liquido e la parete solida del capillare
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